I 3 motivi per cui NON dovresti lavorare in consulenza

Sei davanti ad un bivio, è arrivato il momento di scegliere tra lavorare in consulenza o provare la strada dell’azienda. Hai sentito parlare delle Big Four, di McKinsey, Boston Consulting Group, Bain, oppure hai già fatto diversi colloqui con Accenture.
Ci sono alcuni aspetti che ti affascinano, è vero, ma hai paura che il futuro ti riservi qualche brutta sorpresa. Per togliere ogni dubbio, cercherò di spiegarti i 3 motivi per cui NON dovresti lavorare in consulenza.
1 – Lo stress
Se hai già avuto problemi nella gestione dello stress o delle emozioni, allora non dovresti lavorare in consulenza. Quel che ti verrà chiesto, la maggior parte delle volte, sarà raggiungere un obiettivo in poco tempo, con poche risorse e con pochissime informazioni.
Magari stai pensando che non capiterà a te, perché sei troppo giovane, non hai esperienza, non sarebbe possibile. E invece ti sbagli. Con meno di sei mesi di lavoro alle spalle, sono stato inviato da solo a gestire un progetto da quasi 100.000 euro.
Il mio capo venne nell’azienda cliente solo il primo giorno, per presentarmi al dirigente con cui avrei lavorato. Lui era nel settore da vent’anni, io da un paio d’ore, e si aspettava un ritorno sul suo investimento (è lì che ho cominciato a capire quanto fosse importante la Gravitas).
Non proprio la situazione più rilassante del mondo, vero? Purtroppo per te non è finita qui. Ti troverai a dover gestire più attività in parallelo, tutte prioritarie. Riceverai pressioni dal tuo capo, dal cliente, da uno stakeholder del progetto, e dovrai essere a bravo a gestire le relazioni.
Ti ricordi l’attività sportiva che facevi 3 volte a settimana, magari alle 17:00? Bravo, scordatela. Ci saranno giorni in cui inizierai a lavorare alle 18:00, giorni in cui farai davvero tardi e cenerai in ufficio. Questo non significa che dovrai rinunciare ad essere in forma, dovrai solo riorganizzarti e abbandonare l’idea di frequentare un corso sempre allo stesso orario.
Ora che hai un’idea precisa dello stress che comporta lavorare in consulenza, lasciami precisare alcuni aspetti.
I giorni non saranno tutti uguali, ogni progetto avrà il suo ciclo di vita, i suoi alti e bassi, giornate scariche e giornate troppo piene. Inoltre, se riuscirai a guadagnare la fiducia di chi sta sopra di te, diminuiranno le pressioni. È questione di tempo.
Non sempre lo stress è un male. Certo, esiste un valore soglia oltre il quale le tue prestazioni calano a picco, ma prima di raggiungere la punta della gaussiana c’è stato un incremento.
Il giusto livello di stress riuscirà a tirare fuori qualità che non credevi di possedere, sta a te cercare di mantenere un equilibrio. Non lasciarti sommergere, stai sempre attento al tuo work-life balance.
2 – La mancanza di certezze
Se cerchi stabilità ed ami avere il controllo della tua vita, lavorare in consulenza non è la scelta giusta. Come accennavo prima, avere appuntamenti fissi non sarà più possibile.
Sventolando la bandiera della flessibilità, potresti cambiare progetto da un giorno all’altro, passando in un settore completamente nuovo. Potresti anche cambiare città, ma in questo caso ti avvertiranno con un po’ di anticipo, diciamo un paio di settimane.
Le tue abitudini ne risentiranno, e forse anche i rapporti extra lavorativi. Se il tuo capo ha bisogno di un’analisi di dati per la mattina successiva e sono già le 18:30, forse dovrai saltare la cena con la tua ragazza, o la partita di calcetto.
È qui che entra in gioco una qualità che è sulla bocca di tutti: la resilienza. La rapida riorganizzazione in seguito ad eventi inattesi o traumatici. Dovrai allenarti a ripartire da zero, e fidati di me, ti farà comodo per il futuro.
Questa dinamicità non deve spaventarti. Crescerai sia professionalmente sia come persona, e guarderai con un certo divertimento tutti quelli che davanti all’incertezza si faranno prendere dal panico.
3 – La sindrome del tuttologo
Vuoi avere una conoscenza specifica di un argomento, magari approfondendo ogni sfumatura? Non lavorare in consulenza, non avrai tempo per andare così a fondo.
Chiariamo subito: la maggior parte delle volte la tua conoscenza non sarà superficiale, ma di alto livello. Sarai costretto a tralasciare alcuni dettagli in favore di altri, non riuscirai a colmare alcune lacune nemmeno dopo mesi di progetto, ma questo non ti impedirà di essere competente.
In alcuni casi potresti entrare in un team che storicamente si occupa di un solo cliente e sviluppare un’importante knowledge base, ma non è la regola. Il tuo focus cambierà ad intervalli regolari, ti sentirai pronto a parlare di tutto, oppure di niente.
Quindi non devo lavorare in consulenza?
Se non hai mai letto la sezione chi sono del sito, probabilmente non sai che ho un passato da consulente. Ho tanti difetti, lo ammetto, ma non sono uno stupido, prima di scegliere ho ragionato a lungo sulla direzione e il vettore più giusti per la mia carriera.
Sono ancora convinto che lavorare in consulenza sia il modo migliore per approcciarsi al mondo del lavoro, sviluppare resistenza allo stress e abitudine all’incertezza. Queste qualità sono fondamentali se vuoi costruirti un futuro di successo, ma c’è un prezzo da pagare.
Scegli con attenzione la società con cui provare l’esperienza, parti con attitudine positiva e quando pensi di essere arrivato al limite valuta di iniziare a lavorare in azienda. L’importante è non lasciarsi spaventare, e nel caso avessi ancora timore dai un’occhiata a quest’articolo: chi ha paura della consulenza?
Ancora una cosa: lo stipendio è per tutti un argomento sensibile. Se vuoi farti un’idea di quando si guadagna a lavorare in consulenza ti rimando all’articolo Big Four e dintorni: lo stipendio di un neolaureato.
Cliccando qui invece puoi trovare qualcosa in grado di cambiare la tua carriera radicalmente. Alcuni l’hanno già fatto, leggi cosa dicono. E se stai attraversando un periodo particolarmente stressante, forse dovresti avvicinarti ad un altro tipo di lettura.
P.S. Come si diventa manager a 25 anni? Qual è il segreto che ha reso Jeff Bezos l’uomo più ricco del mondo? Come si costruisce l’unico strumento in grado di garantirti un aumento esponenziale dello stipendio?
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Valerio Principessa
Ingegnere dell’informazione, laureato in Ingegneria gestionale. Tra consulenza ed azienda, ha alle spalle esperienze in 5 settori diversi: Automotive, Banking, Gaming, Pharma e Tobacco.
Ha creato Benvenuto a lavoro nel 2018.
Ciao,
sto alla seconda società di consulenza e devo dire che è forse impossibile sintetizzare l’esperienza di questo tipo di lavoro in poche righe.
Dipende da tanti fattori: azienda, ciente, manager vari e colleghi.
Ho sempre lavorato in ambito banking e nella prima società lavoravo come un pazzo, viaggiavo tanto, mi affibbiavano responsabilità non in linea con la numerosità del team e con i tempi a disposizione. Quello che veramente mi premeva era il tempo libero a disposizione.
In questa seconda, invece, anche se 10 volte più grande, la sto vivendo anche troppo tranquillamente: non viaggio, ho un ottimo rapporto con i miei referenti, lavoro quelle 8 ore e stop.
Globalmente mi piace il lavoro che faccio? No, Lo ammetto.
Ci son giorni in cui vengo in ufficio e devo trovarmi qualcosa da fare nel mentre scaldo la sedia (usualmente leggo libri su kindle online, così sembra che stia al pc a far qualcosa di utile).
Altre volte faccio effettivamente attività utili.
Nel mentre, in tutto questo, pianifico attività parallele.
Continuo questo lavoro perchè per ora ho bisogno di arricchire il CV finchè non trovo qualcosa di più appagante e perchè comunque non paga male per la mia poca esperienza, consentendomi di convivere e pagarmi tutte le spese tranquillamente.
Al di fuori di ciò, però, mi sento insoddisfatto.
Venendo ai tuoi punti ti do ragione anche se, in merito alla mancanza di certezza, pernso che questo sia uno stato di vivere che hanno un po’ tutti.
Ciao
Ciao,
devo dire che leggendo la tua esperienza mi sono tornate alla mente alcune delle sensazioni provate quando facevo anch’io il consulente.
Le “montagne russe”, picchi di lavoro alternati a giornate in cui sei completamente scarico, o la convinzione di poter fare qualcosa di più e di non sfruttare a pieno il mio potenziale.
Fa parte del gioco, purtroppo non è una caratteristica esclusiva di quel settore, anche se è più accentuata. Se riesci a sfruttare il tempo libero per crescere nell’azienda attuale, o per affrontare sfide che sai arriveranno in futuro (ad esempio un colloquio importante), trasformerai un’inefficienza in un vantaggio competitivo.
Grazie per aver condiviso la tua esperienza, buona fortuna!
Valerio
Ciao Eric,
come suggerisce Valerio puoi sfruttare il tempo libero o di fiacca a lavoro in un vantaggio:
-fatti un bel MOOC e acquisisci una nuova competenza
-scaricati un manuale inerente il tuo lavoro e studialo come si fa all’universitá per ampliare e consolidare le tue conoscenze.
Tutte cose “rivendibili”.
Ad esempio:
-feci un tirocinio in cui stavo con le mani in mano
-notai che nel lavoro che avrei fatto, excel era il 50% del tempo.
-notai altresì che i miei colleghi usavano le funzioni base di Excel o non lo sapevano usare
-ho studiato excel (libro da 600 pagine) e adesso, anche se sono un consulente junior infinitamente meno bravo dei miei colleghi, mi cercano per risolvergli i problemi.
Ciao Valerio,
ottima sintesi ?!
Abbiamo una parte di CV in comune e mi ritrovo in quello che dici. Anche secondo me la consulenza è un buon punto di partenza, una sorta di imprinting, e la consiglierei a tutti i neolaureati. Certe cose che impari lì ti tornano utili per tutta la carriera a venire.
Posso aggiungere una cosa?
Se soffri il clima competitivo non entrare in consulenza.
So che le consulting firm stanno cominciando a lavorare anche su questo e sul well-being in generale, ma la mia esperienza e quella di molti che conosco parlano di una forte competizione fra colleghi, in alcuni casi al limite della civiltà umana (?). Come tutti i punti che hai toccato anche qui c’è qualcosa di buono e formativo, ma di certo se non impari a gestirla può essere pericolosa…
Comunque grazie per aver condiviso, hai appena guadagnato un iscritto alla newsletter!
Ciao Andrea! Certo, la competizione è un aspetto da considerare, diciamo che per gestirla al meglio servirebbe una politica chiara da parte del top management. A volte c’è l’usanza di scatenare competizione per tirare fuori il massimo da tutti, ma non la vedo come una strategia vincente nel lungo termine. Per esperienza personale, ho visto anche in azienda persone pronte a tutto per superare i colleghi, cosa che non mi aspettavo prima di fare il salto.