Lavorare in azienda: i miti da sfatare
Quando si parla di lavorare in azienda, specialmente tra i più giovani, c’è la tendenza a credere in alcuni luoghi comuni:
– Si fa poco e niente
– Alle 17:00 in punto la gente si cala dalle finestre e scappa
– È molto difficile essere assunti
– Una volta dentro, sei in paradiso
Sono tutte fesserie? No, c’è un fondo di verità, ma credo sia giusto dirti come stanno davvero le cose.
Ho avuto l’opportunità di lavorare in diverse aziende, tra cui una multinazionale del tabacco, quattro aziende affermate del settore farmaceutico, una casa produttrice di automobili, un istituto di credito e un’altra multinazionale nel mondo del gaming. In ognuna ho trovato luci ed ombre, ma avrei faticato meno se avessi avuto in anticipo un paio di dritte.
Cominciamo.
Tu non sarai tra quelli che lavorano poco.
Perché? Perché sei fresco di studi, si presume tu abbia il doppio dell’energia dei colleghi più datati e anche il triplo della voglia di fare. Non è così? Al tuo capo non importa, se ti ha assunto è perché aveva bisogno di una ventata di novità. Attenzione, non significa che manderai avanti l’azienda da solo, se sei alla tua prima esperienza manderai avanti ben poco, ma non aspettarti giornate spese a giocare al solitario.
Alle 17:00 va via solo chi ha finito il suo lavoro.
È normale trovare colleghi che svolgono mansioni inferiori rispetto alla loro qualifica, specialmente se sono a fine carriera. Li vedrai andare via alle 16:00, mentre tu avrai davanti ancora un paio d’ore di lavoro. Non fare paragoni, siete generazioni totalmente diverse. E aspettati anche sessantenni che lavorano più di te, perché non sono rari. Personalmente ho avuto a che fare con colleghi che continuavano a venire in ufficio nonostante fossero in pensione, e qualcuno scriveva email anche alle 04:00 di mattina.
Sì, è possibile essere assunti.
È un dato di fatto che entrino meno persone rispetto alla consulenza e che il turnover del personale (il flusso di dipendenti in ingresso e in uscita) sia più basso. Questo non dev’essere un alibi. Se il tuo obiettivo è lavorare in azienda, puoi e devi farcela. Potresti essere sfortunato e laurearti proprio nel periodo in cui le assunzioni sono bloccate, ma non sarà così per sempre. Tieni d’occhio le posizioni aperte, prendi contatti con chi già lavora lì. Fare network non significa cercare la raccomandazione e non è una pratica scorretta. È il modo in cui gira il mondo dei grandi.
Potresti rimanere deluso.
Non è tutto oro quello che luccica. L’azienda “leader nel settore di appartenenza” potrebbe avere al suo interno grandi inefficienze, precariato, spazi poco organizzati. La tua funzione potrebbe essere guidata da un capo esigente che vuole la presenza in ufficio dalle 9 alle 21:00. Il collega che dovrebbe farti da mentore ti vede come una minaccia al suo futuro e proverà a metterti i bastoni tra le ruote.
Non dar retta a quello che si dice in giro, non esiste il posto di lavoro perfetto, esiste solo la situazione giusta per te e non è detto che sia la prima, la seconda o la terza azienda in cui lavorerai.
E la crescita?
Lavorare in azienda non significa essere bloccati. La crescita, che in questi primi anni deve essere il tuo obiettivo principale, dipende per il 40% da te e per il 60% dal contesto in cui sei entrato. Se ti aspetti uno scatto di stipendio ad ogni valutazione o un posto da dirigente prima dei trent’anni, potresti rimanere deluso. Se porti evidenze concrete del tuo contributo e togli dai guai il tuo diretto responsabile con regolarità, sarà nel suo interesse vederti soddisfatto. Partire con uno stage (perché è così che partirai), superare contratti a tempo determinato ed arrivare a ricoprire posizioni di rilievo non è un’utopia. Se ti senti bloccato parlane con il tuo capo e se la situazione non si smuove significa che è tempo di cambiare.
Non prendere decisioni affrettate perché sono due anni che il tuo stipendio non sale. Sono tante le società in cui gli avanzamenti di carriera non sono legati strettamente alle prestazioni, e da un giorno all’altro potresti trovare un esterno che arriva per ricoprire il posto che credevi di meritare. Sii paziente, cerca feedback chiari e prenditi del tempo per pianificare la direzione e il vettore giusti per te.
Ancora una cosa: lavorare in azienda potrebbe essere frustrante. C’è chi fatica ad eliminare la burocrazia, chi non ha ancora introdotto lo smart working, chi non ha iniziato il processo di svecchiamento. Cerca di capire qual è l’opinione del leadership team sugli argomenti che ti stanno a cuore, è importante sapere dove vuole arrivare la tua azienda nei prossimi 5 o 10 anni. Potrebbe fare la differenza per il tuo futuro. E se vuoi approfondire la questione leggi anche i 3 motivi per cui non dovresti lavorare in azienda.
P.S. Come si diventa manager a 25 anni? Qual è il segreto che ha reso Jeff Bezos l’uomo più ricco del mondo? Come si costruisce l’unico strumento in grado di garantirti un aumento esponenziale dello stipendio?
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Valerio Principessa
Ingegnere dell’informazione, laureato in Ingegneria gestionale. Tra consulenza ed azienda, ha alle spalle esperienze in 5 settori diversi: Automotive, Banking, Gaming, Pharma e Tobacco.
Ha creato Benvenuto a lavoro nel 2018.