Quando arriva il momento di cambiare lavoro?

A differenza delle generazioni passate, cresciute col culto del posto fisso e della stabilità, i ragazzi di oggi si trovano immersi in un mercato diverso, più incerto e dinamico, e per tutti, prima o poi, arriva il momento di cambiare lavoro.
L’errore più grande, nonché prima causa di ansia e stress, è pensare che una volta intrapreso un percorso la nostra carriera sia segnata.
Se inizio a lavorare in una multinazionale del tabacco, finirò i miei giorni tra le sigarette. Se accetto questa posizione che non mi entusiasma in un’azienda nel settore dell’energia, non realizzerò mai il mio sogno di lavorare in ambito automotive.
Sbagliato. Totalmente sbagliato.
Bisogna andare incontro all’occasione che stiamo aspettando. Il momento di cambiare lavoro arriva per tutti, che tu lo voglia o meno. Il problema è che la sensazione di sentirsi in trappola spesso arriva prima.
Senza una strategia in testa, in balia degli eventi, la tua professione potrebbe diventare un incubo. È dunque fondamentale conoscere in anticipo le sensazioni che un giorno potresti provare e le mosse da intraprendere.
Come riconoscere il momento di cambiare lavoro
La mia prima volta fu abbastanza traumatica. La stessa persona che pochi mesi prima aveva puntato su di me, ora mi invitata ad “esplorare nuovi orizzonti”. In altre parole, mi stava licenziando.
Fu abbastanza facile capire che era arrivato il momento di cambiare lavoro. Non serve ribadire che questa è la maniera peggiore per rendersene conto.
C’è chi parla della fine della passione e dell’assenza di grandi motivazioni come i segnali più evidenti che la tua avventura sia giunta al capolinea, ma guardiamo in faccia la realtà.
Le persone che su questa terra sono pagate per fare il lavoro che amano sono la minoranza.
Ti troverai spesso a fare i conti con un lavoro che non ti appassiona, ma non per questo inizierai a cercarne un altro. Se non hai chiaro qual è lo scopo della tua vita, se non hai ancora scoperto il ruolo dei tuoi sogni, un po’ di frustrazione fa parte del gioco.
Il problema nasce quando si passa dal “non avere passione” al “soffrire”. Ansia, malessere generale, desiderio costante di scappare. Attenzione, non parlo del voler essere al mare quando fuori c’è il sole, quella è una voglia che colpisce il 99% dei lavoratori!
In ufficio e con i colleghi devi passare una porzione importante della tua giornata. Spendere così tanto tempo soffrendo è poco intelligente. Assicurati, prima di prendere decisioni radicali, di non essere tu il problema.
Il Buddha era solito dire: «Nella mente ha origine la sofferenza. Nella mente ha origine la cessazione della sofferenza».
Altro aspetto che potrebbe far scattare l’allarme è la tua crescita professionale. In linea teorica dovresti progredire ogni giorno, acquisire nozioni nuove, sviluppare abilità che non avevi e affinare quelle già in tuo possesso.
In pratica non funziona esattamente così. Il progresso quotidiano rallenta dopo i primi mesi, da lì in avanti la pendenza della salita diminuisce. Fai il punto della situazione ogni 18 mesi.
Se al momento del check il tuo curriculum è esattamente uguale al check precedente, e le prospettive nell’immediato futuro non sono rosee, forse è arrivato il momento di cambiare lavoro.
La chiave per il successo passa da qui: errori e disagio (dai un’occhiata, non te ne pentirai).
All’inizio dell’articolo ho parlato dell’importanza di andare incontro all’occasione che stai aspettando.
Bene, se hai in testa una meta precisa, se sai che la posizione dei tuoi sogni è nell’azienda X, i segnali saranno inequivocabili.
Controlla con costanza i job posting, integra il tuo curriculum con competenze appetibili per il ruolo obiettivo, FAI NETWORKING, non perdere la pazienza anche se non hai ancora ricevuto la chiamata giusta.
Scriveva Seneca: «La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione».
Perché dovresti cogliere l’attimo?
I recruiter odiano i job jumper, ovvero i candidati che hanno la tendenza a saltare da un lavoro all’altro dopo un periodo di tempo limitato.
Assumere persone del genere è un rischio per l’azienda. L’investimento sulla persona potrebbe non essere ripagato, o peggio, potrebbe essere sfruttato dai competitor.
Schizzare in tutte le direzioni come una pallina da flipper non è la strategia che ti consiglio, ma questo non significa che tu debba lasciarti sfuggire il momento di cambiare lavoro.
Se la decisione poggia su razionali solidi, difficilmente te ne pentirai.
Quasi sicuramente aumenterai il tuo stipendio, aspetto che probabilmente ti sta a cuore.
Riscoprirai l’entusiasmo degli inizi, aumenterai la produttività e dirai addio a quel magone che ti opprimeva da tempo.
Scoprirai in prima persona i pro e i contro della posizione che credevi giusta per te, ti sentirai padrone del tuo destino, senza più domandarti “cosa sarebbe successo se…”.
Conoscerai persone nuove, amplierai la rete di contatti, ti sorprenderai nel constatare che il tuo gesto è normale, non sarai né il primo né l’ultimo.
Finiscono i matrimoni, figurati i rapporti di lavoro. Comportati sempre con rispetto e trasparenza, ma non farti ricattare a livello morale da un capo che non ha a cuore la tua carriera, perché è troppo concentrato sulla sua.
Ancora una cosa: all’inizio della mia avventura lavorativa avevo gli stessi dubbi che hai tu. Per un attimo ho creduto che lavorare in consulenza sarebbe stata l’unica opportunità, poi mi sono sentito intrappolato in azienda, poi di nuovo sulla strada giusta. Il mutamento è l’unica certezza. Il momento di cambiare lavoro si presenterà a più riprese nella tua vita, accettalo senza paura.
P.S. Come si diventa manager a 25 anni? Qual è il segreto che ha reso Jeff Bezos l’uomo più ricco del mondo? Come si costruisce l’unico strumento in grado di garantirti un aumento esponenziale dello stipendio?
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Valerio Principessa
Ingegnere dell’informazione, laureato in Ingegneria gestionale. Tra consulenza ed azienda, ha alle spalle esperienze in 5 settori diversi: Automotive, Banking, Gaming, Pharma e Tobacco.
Ha creato Benvenuto a lavoro nel 2018.